Breve storia della macinazione
La lavorazione dei cereali per renderli meglio utilizzabili e digeribili è passata in un primo momento attraverso l’uso di mortai e pietre, per arrivare, intorno al 1000 a.c., alla realizzazione delle prime macine, azionate dalla forza umana o animale.
Ma i risultati più importanti si raggiungono con le tappe successive dell’evoluzione della macinazione a pietra: utilizzo della forza idraulica, del vento e delle macchine a vapore. Alla fine del XVIII secolo, grazie ai primi sistemi di motorizzazione idraulica e a vapore, anche le macchine accessorie diventano più “tecnologiche” e nascono i primi buratti.
La macinazione a pietra
Questi elementi, che sono presenti soprattutto nel germe del grano, non possono essere eliminati durante il processo di macinazione a pietra, che non è in grado si separare i vari componenti del chicco, garantendo quindi prodotti dalla granulometria maggiore e dal gusto più intenso.
Proprio per la sua proprietà di mantenere i nutrienti e la genuinità del cereale questo metodo di macinazione è più utilizzato per grani antichi e biologici, soprattutto per la realizzazione di farine integrali. È comunque possibile ottenere sfarinati di tipo 2 e tipo 1 tramite il buratto (o plansichter) che, in base alla grandezza dei setacci presenti al suo interno, consente una separazione di crusca e cruschello.
Le farine ottenute attraverso la macinazione a pietra conservano quindi tutti benefici nutrizionali del cereale e consentono di avere un’alimentazione più sana e più ricca di fibre e vitamine. Un’ottima scelta da portare sulle vostre tavole!